Buon Erasmiversario! Once Erasmus, always Erasmus

Sì, titolo pretenzioso. Il fatto è che ben 11 anni fa ad oggi mettevo piede per la prima volta a Siviglia. Checché se ne dica, non fu amore a prima vista, anzi i primi tempi furono traumatici! Per giungere a destinazione dovetti passare una notte insonne all’aeroporto di Milano aspettando la coincidenza che di coincidenza non aveva niente visto che aspettati per un giorno intero! Ero giovane e facilmente infinocchiabile, sempre un tipino tosto, è vero, ma era la prima volta che viaggiavo da sola e mi recavo in un paese straniero per viverci.

Alla fila per l’imbarco incontro un ragazzo giovanissimo ma già mezzo stempiato che – sorpresa sorpresa – andava anche lui in Erasmus a Siviglia! Dai, scambiamoci il numero, così almeno possiamo dire di conoscere qualcuno! E misi in tasca il pezzettino di carta col numero scritto a penna da Fabio. Quella prima sera lo chiamai, Fabio…mi rispose una signora di Treviso! Che pezzo di merda! Mi ha dato il numero sbagliato ‘sto stronzo! In seguito si scoprì che quello era un sette che avevo scambiato per 9 e lo scoprì perché quando Fabio venne a vivere con me ci scambiammo i numeri come si deve! Ay, mi hermano!

Arrivai a Siviglia, presi il bus per il centro e, come scritto nelle indicazioni dell’ostello prenotato su booking e stampate e sottolineate con gli evidenziatori (nel 2008 non esisteva il roaming), presi il tram per ben 1 fermata! Ora, chi conosce Siviglia sa che prendere il Tram al Prado per scendere a Puerta Jerez è inutile come la “R” della Marlboro! Ma io che ne sapevo, oh! Arrivo in ostello, in una traversina di fronte la Cattedrale, faccio check in, salgo in camera, poso la valigia grande nell’armadietto, quella piccola sotto al letto e… comincio a piangere. Chi me l’aveva fatto fare? Come avevo potuto anche solo pensare di lasciare il mio caldo nido palermitano, i gradini della facoltà di Lettere, l’aula “Col_m_a” e i coinquilini di via Roccella?

Lo sconforto, proprio! Sola, in una città che non conoscevo. Non c’era internet nei cellulari! Non esisteva FACEBOOK! “E adesso che faccio?”, pensai. Immaginai, allora, che il posto dove avrei potuto sentirmi meglio sarebbe stata l’università come quando a Palermo passavo le mie giornate tra biblioteche e il parchetto dei drogati (affettuosamente chiamato così). Così mi buttai su una panchina della facoltà di storia, quando ancora gli Erasmus non erano ben visti, quando ancora gli studenti stranieri erano emarginati e nessuno se li cagava! Con la scusa dell’accendino provo ad attaccare bottone con una ragazza e un ragazzo, anche loro cazzeggiatori da gradini. “Ma come cazzo parlano” mi trovai a pensare: quello non era lo spagnolo che avevo studiato a scuola, non era lo spagnolo delle audiocassette del libro di grammatica “Olé España” (che titolo di merda!) e lei aveva un nome assurdo: MAITE!

Mi feci coraggio. Passai dieci giorni alla ricerca di casa, in preda al panico perché anche undici anni fa era difficile trovare alloggio a Siviglia (e ancora non esisteva Airbnb). Mangiavo scatolette di paté di cerdo, jamón serrano e pan de molde del super sol, dormivo poco, socializzavo ancora meno. Il mio errore, col senno di poi, era che chiamavo i padroni di casa che mi dicevano “chiamami mañana por la mañana”: chi cazzo lo sapeva che per un andalù “mañana por la mañana” è dopo le 11:00! Io chiamavo alle 8.30 e mi mandavano a quel paese! Chissà quanti alloggi mi sono giocata!

Poi, botta di culo: trovo casa finalmente! Una tipica casa Sivigliana con patio, terrazza con vista e umidità della madonna! In quella casa c’era spazio per ben 10 persone, un salone enorme, una scala a chiocciola in marmo e azulejos e un ascensore! Quella casa divenne leggenda! Dieci studenti Erasmus di diverse nazionalità ché ogni cena era un festino! Festazze epiche, scambi culturali inenarrabili, merda traboccante dai tombini, barbacoa in giardino e coinquilini onorari!

Quando vai da sola a vivere in un paese straniero i tuoi coinquilini e le persone che frequenti diventano la tua famiglia. Ancora, dopo così tanto tempo, ricordo con affetto quei momenti di condivisione, quei momenti che mi hanno fatto crescere e mi hanno portato dove sono. E se ci penso, che undici anni fa a quest’ora ero in un letto d’ostello a piangere, mi vengono i brividi!

Dopo il mio Erasmus ho sempre avuto il sogno di trasferirmi a Siviglia. Non demordete mai, non abbandonate mai i vostri sogni, nemmeno per un momento perché, anche se l’ho realizzato tardi, posso dire di aver raggiunto il mio obiettivo. L’Erasmus mi ha cambiato la vita. Quante emozioni mi ha dato questa scelta! Quante persone stupende ho conosciuto e frequento tuttora! Quanto amore mi da questa meravigliosa città: Sevilla tiene un color especial.

 

Buon Erasmus a tutti!