Dicotomie invernali. E’ presto per l’albero?

Siamo a metà novembre. Siviglia è sotto l’attacco delle forze oscure che prendono il nome di “misure alla cazzo di cane anti-covid19”. C’è il coprifuoco e i bar e i negozi chiudono presto, ma la gente se ne sbatte e quindi si va tutti a fare botellòn al fiume, tanto la polizia passa solo di sera tardi. E vabbè, altrimenti non si chiamerebbero “misure alla cazzo di cane anti-covid19”. Io ci ho preso confidenza quindi le chiamo in amicizia “misure accazzo”.

Contro “misure accazzo” mo’ ci si mette pure il bel tempo: il caldo non sembra proprio volerci abbandonare. Questa settimana (della seconda metà di novembre) abbiamo toccato punte di 26 gradi – il termometro della Barqueta segnava 30 ma poverino quello sta tutto il tempo sotto al sole! Già da due giorni ho ripreso ad andare in giro a maniche corte e io sono un tipo freddoloso, eh! Io ho già la coperta e il pumino a letto! Stanotte, infatti, non riuscivo a dormire per il troppo caldo ed ho dovuto – in uno slancio disperato e assonnato – togliere uno strato di coperte. Il bel tempo favorisce la proliferazione di gente per strada e nei bar, male da un lato ma meno male dall’altro: la gente dovrà pur mangiare (e non intendo chi pranza fuori ma i piccoli commercianti e ristoratori onesti).

Avevano detto che non avrebbero montato le luminarie natalizie, #einvece. La gente si era trovata d’accordo perché “il comune potrebbe impiegare i soldi in altri modi!”, questa stessa gente non ha mai battuto ciglio gli altri anni di fronte alle esagerate e pacchiane luci e decorazioni del centro storico. Poi però l’altro giorno un mio amico si pone il problema del: “e se non montano le luci tolgono entrate a chi con quelle luci ci lavora e ci sfama la famiglia!”. Si staglia sullo sfondo della conversazione un uroboro grottesco.

E c’è anche il fatto che quest’anno noi expat passeremo un Natale isolati. Sia ben chiaro che non avevo nessunissima intenzione di tornare in Sicilia a Natale ma volevo che fosse per mia scelta! Tra Italia e Spagna i collegamenti sono davvero pochi ma auguro agli amici che vogliono tornare nel bel paese, di poter trovare una soluzione via Portogallo. Tirate i dadi ché mi sembra di giocare a Risiko!

Perché parlo di Natale a metà novembre? Sarà forse perché l’altro giorno la mia coinquilina è tornata a casa con un panettone? Sarà forse perché i negozi sono già stracolmi di renne, lucine, sfere con la neve e festoni luccicanti? Sarà perché dove ti giri ti giri vedi dappertutto calze da appendere ai camini? No, non è per questo. In genere trovo snervante l’anticipo dello spirito natalizio, è un po’ come quando, da bambina, già ad agosto vedevo le pubblicità dei nuovi zaini e astucci e mi veniva l’occhio tremulo. Normalmente mi assale l’ansia per questa cosa che arriverà inevitabilmente ed inesorabilmente ci travolgerà in un vortice di “a te e famiglia” e “che facciamo a capodanno”. Che vuoi fare a capodanno quest’anno? Botellòn al fiume, ovvio! No, parlo di Natale già a novembre perché quest’anno – ed eccezionalmente quest’anno –  spero che arrivi il prima possibile così da poterci levare dalle palle un anno di merda che era iniziato di merda e che finirà altrettanto di merda. E che il 2021 possa essere un anno altrettanto di merda, ma della merda normale, della merda di tutti i giorni, di quella che comunque ti piace sguazzarci dentro. Tanto in realtà una “ics” in più sul calendario non vuol dire nulla, maledetto calendario! Perché non possiamo mettere più in fretta questi segni sui giorni e passare avanti veloce!? Boh, comunque io vado a fare l’albero.

 

p.s. A Siviglia non ci sono manco i termosifoni, quindi dove cazzo le appendono tutte ‘ste calze!