Montecristo e l’esaltazione della vendetta

Il mio libro preferito è Il Conte di Montecristo. Su Abattoir.it trovate un mio post dove mi sputtano raccontando di questa mia “ossessione”. Ma comunque…  Qualche giorno fa un mio amico su Facebook lascia un commento ad una mia foto del suddetto libro, “l’esaltazione della vendetta“. In effetti quando dici Montecristo pensi alla vendetta, è il tema principale – sì, oltre a mille altri! In realtà la cosa è un po’ più complicata e contorta di così: “Il Conte”, come lo chiamo io, non è l’esaltazione della vendetta, anzi!

SPOILER ALERT per chi ancora non lo avesse letto.

Trama semplificata al massimo: c’è questo giovinotto ingenuo e sbarbatello che sa fare bene il suo lavoro da marinaio e sta per essere promosso a capitano del bastimento, Edmondo Dantés. Sta anche per sposare l’amore della sua vita e coronare il sogno di vivere sereno, agiato e costruirsi un brillante futuro. #einvece no! Un suo collega, tale Danglars, invidioso della sua fortuna, ordisce un piano per farlo arrestare come sospettato agente bonapartista, grazie all’aiuto di due complici: Caderousse, che in realtà assiste ubriaco al fatto ma si guarderà bene dal rivelare l’intrallazzo, e Fernando, che amava la bella Mercedes futura moglie del Capitano. Coinvolto nell’inghippo vi è anche Villefort, sostituto procuratore del Re che per salvare le chiappe del padre ex giacobino, chiude in prigione il nostro eroe e butta via la chiave per sempre. Per sempre è un tempo assai lungo, ma quattordici anni di prigione non sono neppure pochi! Dantés riesce a fuggire e a ritrovare un antico tesoro perduto nell’isola di Montecristo (i capitoli della prigionia e del tesoro sono i più belli in assoluto). Altri dieci anni di pianificazioni e ben 24 anni dopo il Conte di Montecristo fa ritorno in Francia per farsi giustizia.

La sua “giustizia” è, tuttavia, una giustizia divina. Egli, infatti, si dichiara emissario della Provvidenza. Coloro che lo avevano tradito erano diventati uomini importanti: Villefort procuratore a Parigi, Danglars Barone e banchiere detentore di una grande fortuna e Fernando – oh Fernando – divenuto Conte di Morcef, aveva sposato la bella Mercedes ed era divenuto Pari di Francia. Giustizia andava fatta. La Provvidenza doveva agire per mano del nostro eroe.

È qui che la giustizia viene confusa con la vendetta. Ed è proprio per questo che alla fine della storia capiamo che giustizia e vendetta non sono la stessa cosa, e lo capisce anche il nostro eroe. Dantés punisce i colpevoli con una sorta di legge del contrappasso, per volere della Provvidenza:

Il primo, Caderousse, che aveva peccato d’accidia, che conosceva il delitto ma non aveva parlato, viene punito con la sua stessa moneta. Dantés era a conoscenza del fatto che ci fosse qualcuno intenzionato ad uccidere Caderousse, e non fa niente per evitarlo, lascia il destino di Caderousse nelle mani della Provvidenza. L’uomo muore;

Fernando, che gli aveva tolto tutto, l’amore, la promessa di una vita felice e agiata, una famiglia e un futuro, viene ripagato anch’egli con la stessa moneta. Dantés gli farà crollare quel palazzo d’avorio che si era costruito con inganno e tradimento. Moglie e figlio lo abbandoneranno e Fernando si sparerà, mettendo fine a tutto;

Il terzo, Villefort, che lo aveva rinchiuso nelle segrete del castello d’If facendolo quasi uscire di senno, viene ripagato, ugualmente, con la stessa moneta. Villefort impazzisce. Dantés fa in modo di far avvelenare tutta la famiglia dalla moglie di lui che però, scoperta, si toglie la vita e – avvenimento importante – la toglie anche al figlioletto che tanto amava e per il quale aveva compiuto quei crimini.

Questo è il punto: un omicidio non necessario, anzi del tutto sbagliato. Una vita innocente cessata in un piano divino ben costruito. L’errore. È a questo punto che Dantés capisce di non potersi più ergere a mandante della Provvidenza.

Il colpevole più colpevole di tutti, Danglars, viene risparmiato. Oh sì, gli viene data una bella lezione morale, certo. Ma comunque ha salva la pelle.

La giustizia Divina arriva quando deve arrivare, sempre se esiste un Dio.  La Vendetta umana, seppur lastricata di buone intenzioni, può portare al disastro. Il Conte, d’altronde, è anche capace di gesti d’amore e soprattutto di perdono. Perché, a mio avviso, il tema principale de “Il Conte di Montecristo” non è la vendetta ma proprio l’amore. E se volete sapere il perché, vi consiglio caldamente di leggerlo!